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CONFCOMMERCIO PALERMO: “LA SITUAZIONE DELLA CCIAA DI PALERMO-ENNA È GRAVE. NOI ABBIAMO LANCIATO L’ALLARME”

Confcommercio Palermo è lontanissima da qualunque lettura “politica” o peggio ancora “complottistica”, circolata nell’ultimo mese, riguardo alle dimissioni di 11 componenti dal Consiglio di Camera di Commercio Palermo – Enna. 

 

Le dimissioni, peraltro condivise dai componenti dimissionari nei primi di agosto, ben prima della loro effettiva formalizzazione, non sono state decise “contro” qualcuno o qualcosa bensì a causa dell’insostenibilità finanziaria dell’Ente, dovuta soprattutto all’obbligo, nascente da sciagurate scelte legislative del passato, di porre a carico delle Camere siciliane l’obbligo di corrispondere le pensioni a numerosi ex dipendenti. 

E infatti, nonostante i tanti sforzi compiuti in oltre due anni, nel corso dei quali i consiglieri camerali facenti capo a Confcommercio hanno offerto il proprio contributo con il massimo senso di responsabilità, la situazione finanziaria dell’Ente è sempre grave senza che si ravvisi una concreta prospettiva di arrivare al pareggio di bilancio. Tanto che il bilancio 2018 non è ancora stato approvato nonostante i termini siano scaduti a fine aprile. 

 

Ci auguriamo che le dimissioni degli undici consiglieri, motivate da fatti concreti, possano rappresentare un chiaro segnale di allarme sulla insostenibilità del sistema, allarme che deve concretamente essere raccolto da chi può e deve dare risposte a garanzia della stessa funzionalità dell’Ente, nonché a garanzia dei dipendenti e dei pensionati. In mancanza di adeguate risposte, non sono sufficienti l’ottimismo e le buone intenzioni e appaiono addirittura inopportuni i toni trionfalistici di queste ore.

Dobbiamo, in particolare, rilevare di non aver condiviso alcune scelte legate alla stesura del rendiconto consuntivo dell’anno 2018, da noi immediatamente segnalate al presidente Albanese e perciò da questi ben conosciute.

 

Entrando nel dettaglio:

1) il bilancio 2018 non è ancora stato approvato nonostante il relativo termine sia scaduto a fine aprile, circostanza questa da sola sufficiente per determinare consequenziali interventi da parte della Regione, ivi incluso il possibile commissariamento; 

2) in data 31 luglio, dunque già in forte ritardo rispetto alla naturale scadenza, il Consiglio della CCIAA è stato chiamato ad approvare un consuntivo 2018 che prevedeva una “spropositata” rivalutazione del patrimonio immobiliare (da 3,3 a 18,2 milioni di euro, nonostante l’andamento notoriamente negativo del mercato immobiliare), peraltro attestata da una perizia non giurata, anziché, come sarebbe stato opportuno, dalla  valutazione di un’istituzione pubblica come l’Agenzia del territorio. Inoltre, dai documenti sottoposti al Consiglio non sembrava emergere il mancato giuramento della perizia, che non risultava neanche allegata e a fronte delle ovvie rimostranze era stato lo stesso presidente Albanese a chiedere un rinvio della seduta che, a quanto ci risulta, dopo quasi tre mesi, non è stata ancora riconvocata; 

3) quanto al prospettato trasferimento all’Inps degli oneri pensionistici, dal progetto di bilancio consuntivo 2018 emergeva soltanto una generica disponibilità dell’istituto all’apertura di un tavolo, risultante da un mero scambio di mail dal quale non sembra affatto potersi desumere la possibilità di giungere a un accordo a breve termine;

4) In due anni di gestione la Camera di Commercio, pur avendo compiuto l’apprezzabile sforzo di riduzione dei costi, ha prodotto oltre 5 milioni di euro di perdite, erodendo significativamente il patrimonio dell’ente;

5) si vuole adesso perseguire il riequilibrio dei conti attraverso l’aumento nella misura massima di legge, pari al 50%, delle tasse annuali a carico delle imprese, sulle quali vorrebbero quindi farsi gravare ulteriori oneri fiscali in un momento economicamente già drammatico, peraltro a fronte di un piano di rientro dai contorni del tutto incerti;

6) la gravità della situazione è suffragata ulteriormente dalla fortissima riduzione della liquidità, da circa 1,5 milioni a circa 300 mila euro, come risultante dal progetto di bilancio consuntivo 2018.

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