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IL TRIBUNALE DÀ RAGIONE A CONFCOMMERCIO PALERMO: “IRREGOLARITÀ CON FALSE DOCUMENTAZIONI PRIMA DELLE NOMINE DEL 2017 ALLA CAMERA DI COMMERCIO PALERMO ED ENNA”

Confcommercio Palermo, assistita dall’avvocato Gaetano Fabio Lanfranca, vince un’importante battaglia per la legalità. A seguito dell’esposto presentato nel 2017 alla Procura con cui si denunciavano false affiliazioni all’associazione Confimpresa Euromed, la terza sezione penale del Tribunale di Palermo ha condannato a sette mesi di reclusione, pena sospesa, il suo legale rappresentante Alessio Lattuca.

“Il Tribunale – afferma l’avvocato Lanfranca – ha riconosciuto la fondatezza delle ragioni esposte da Confcommercio Palermo e la sussistenza delle gravissime falsificazioni messe in atto dall’imputato in occasione delle ultime elezioni per il rinnovo del Consiglio della Camera di Commercio di Palermo ed Enna”.    

“Riteniamo importante – dice la presidente Patrizia Di Dio che aveva firmato l’esposto – che si sia fatta chiarezza su un sistema palesemente inquinato che, senza il nostro intervento, avrebbe assegnato seggi illegittimi nel consiglio della Camera di Commercio di Palermo ed Enna. La falsità di certi atti presentati alla vigilia era evidente, come è evidente che nessuno, a parte noi, ne ha controllato la regolarità”.

Alcuni vizi di sistema erano già stati censurati con il ricorso di Confcommercio al Tar Sicilia. “Con l’impugnazione  – ricorda l’avvocato Alessandro Dagnino, patrocinante la causa – Confcommercio chiese l’annullamento del Decreto dell’assessore alle Attività produttive che assegnò i seggi alle singole associazioni, segnalando evidenti errori di calcolo nell’attribuzione dei seggi”. Proprio questi errori portarono a una riduzione del “peso” dell’associazione all’interno del consiglio camerale.

I fatti, tre anni fa, fecero scalpore. In prossimità delle elezioni della Camera di Commercio di Palermo ed Enna, l’associazione Confimpresa Euromed autocertificò di avere un enorme “pacchetto” di aziende iscritte, che gli consentì di ottenere sei seggi in consiglio sui 33 totali.

Una forza associativa piuttosto “sospetta”, tanto che Confcommercio chiese l’accesso agli atti, scoprendo che tra le imprese iscritte ce n’erano tantissime che non avevano mai avuto nessun rapporto con essa: tra queste, addirittura, l’azienda della stessa presidente Di Dio e le imprese di alcuni membri della Giunta di Confcommercio all’oscuro di tutto.

“Irregolarità lampanti – continua la Di Dio – che tendevano a viziare la reale rappresentatività delle associazioni. La sentenza del Tribunale, unitamente ai fatti che negli ultimi anni hanno riempito le cronache giudiziarie, dovrebbe indurre tutti a riflettere sulle criticità delle modalità elettive del sistema delle Camere di commercio siciliane nonché sull’efficacia della loro attività, oggi centrata più sul reperimento di risorse per il pagamento delle pensioni ai propri dipendenti – un caso unico tra gli enti pubblici – che della qualità dei servizi da garantire alle imprese. Fin quando non saranno affrontati questi nodi continueremo a rivendicare la scelta, assunta lo scorso anno, di dimetterci da rappresentanti del consiglio e della giunta della Camera di Commercio di Palermo ed Enna”.

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