“Ancora una volta sono stati calpestati i diritti degli imprenditori e dei commercianti della Sicilia, penalizzati da un decreto che evidentemente non tiene conto degli sforzi responsabili (e anche onerosi) che sono stati fatti nell’ultimo mese per mantenere sotto controllo la curva dei contagi. I bollettini ufficiali confermano che siamo stati tra i più virtuosi d’Italia ma nonostante questo torniamo in zona arancione senza un vero perché”.
Patrizia Di Dio, presidente di Confcommercio Palermo, prende posizione dopo il decreto firmato dal presidente del Consiglio Draghi.
“Le nostre imprese commerciali dovranno fare i conti con nuove ristrettezze che creeranno ulteriori difficoltà a chi è ormai da tempo alla canna del gas e senza che il Governo abbia finora dato seguito alle promesse sui sostegni economici e sul differimento delle scadenze di tasse e tributi”.
“Le decisioni adottate sono inique, incoerenti e incongrue. Quando la Sicilia aveva numeri da “zona rossa” nessuno si è sognato di uniformare anche le regioni che stavano meglio. Ora che i “numeri” sono da zona gialla, gli imprenditori che stanno lottando per farcela da soli, subiscono un altro duro colpo. Come se ci fosse un disegno perverso di mandarci al macero”.
“C’è un fortissimo scoramento, alimentato dal senso di ingiustizia e impotenza. Non possiamo stare in silenzio. Dove sono i politici siciliani che avrebbero il dovere di tutelare la Sicilia a tutti i livelli?”
“Se questo è l’andazzo, sorge anche la preoccupazione che dal Recovery Fund possano essere destinate alla Sicilia e al Sud soltanto le “briciole”: sarebbe il colmo, considerato che si tratta di uno strumento che deve favorire la riduzione del gap economico, occupazionale e infrastrutturale tra Nord e Sud. Davvero la classe politica siciliana pensa di subire in silenzio l’ennesimo schiaffo? Rappresentanti del popolo siciliano, dove siete?”