“Le misure di prevenzione tra principio di legalità e linee guida per evitare l’intervento penale e amministrativo nell’attività di impresa. Si può immaginare un modello di ‘prevenzione della prevenzione’?” Su questo tema si sono confrontati, oggi, a palazzo dei Normanni giuristi, magistrati, avvocati e commercialisti insieme agli imprenditori. Una iniziativa, promossa da Confcommercio Palermo, per analizzare le misure di prevenzione, in linea con il principio di legalità, nella lettura della Corte Costituzionale e della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, e una analisi delle criticità dell’amministrazione giudiziaria per prevenire l’intervento penale. Ad essere ribadita, l’importanza e l’impegno di portare avanti i principi di una legalità che non deve essere solo proclamata ma soprattutto praticata.
“Come Confcommercio – ha detto la presidente Patrizia Di Dio – vogliamo tutelare gli imprenditori “sani”, conciliando la libera impresa con la prevenzione dalle infiltrazioni mafiose e abbiamo ritenuto di avviare una discussione e una riflessione su quello che secondo noi sono le misure di prevenzione antimafia. Le misure sono assolutamente necessarie per traghettare il nostro territorio verso la liberazione dalla mafia, ma al contempo è necessario anche riflettere sulle storture. E’ necessario – ha aggiunto Di Dio –consigliare e orientare le imprese sane, in buona fede, tutelarle affinché non incappino in errori. Non sempre lo Stato, quando è intervenuto, lo ha fatto a salvaguardia dei posti di lavoro e dell’economia del nostro territorio. E questo non lo possiamo permettere. Dobbiamo intervenire con le misure antimafia e dobbiamo riflettere su quali garanzie l’economia in generale debba avere affinché queste misure non intervengano in maniera distorta. Le imprese – ha detto Patrizia Di Dio – devono conoscere per fronteggiare non solo incursioni e infiltrazioni della mafia, ma anche manipolazioni e inganni di una antimafia declamatoria e falsa. Vogliamo intervenire su tutto quello che ancora non funziona e stimolare una discussione”.
Tra i presenti, anche Salvatore Di Vitale, presidente del Tribunale di Palermo, Anna Lapini, componente di giunta nazionale Confcommercio con delega alla legalità e alla sicurezza, Ernesto Lupo, primo presidente emerito della Corte di Cassazione, Vincenzo Militello, professore ordinario di diritto penale del dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Palermo, Roberto Tricoli, avvocato, responsabile dell’Osservatorio Corte Costituzionale Unione Camere Penali Italiane, Giovanni Mottura, commercialista, presidente dell’Istituto nazionale amministratori giudiziari e Marcello Consiglio, avvocato e componente dell’ Osservatorio ordinamento giudiziario Unione Camere Penali Italiane.
Proprio il 2019, infatti, è stato un anno importante in ambito di legalità. Ci sono state le sentenze della corte Costituzionale in collegamento con la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che hanno indicato tracce nuove in ordine al contenuto. Tra le principali novità, il fatto che “ogni legge, ogni norma giuridica – ha spiegato Ernesto Lupo, presidente emerito Corte di Cassazione – deve essere chiara, comprensibile e determinata. Vale per tutti i settori. Lo chiede la corte di Strasburgo e quella di Lussemburgo. In Italia, ci accontentiamo per lo più che ci sia una legge alla base di ogni potere, in realtà questa legge deve avere degli standard qualitativi secondo l’Europa, perché ci sia una base legale. Messaggio recepito anche dalla Corte Costituzionale”.
Analizzate, inoltre, le linee guida insieme alle buone prassi per evitare, dunque, l’intervento penale e amministrativo nell’attività di impresa. “Rendersi conto che l’adozione di modelli strategici di gestione e controllo come quelli previsti dalla legge 231 del 2001, ovvero quella per l’esimenza della responsabilità penale dell’ente, sono la via che già il legislatore ha previsto – ha precisato Giovanni Mottura, commercialista e presidente dell’Istituto nazionale amministratori giudiziari –. Purtroppo, si tratta di adattarli e di mettere a terra in maniera concreta modelli che possano andare bene sia per la media che per la piccola impresa, che costituiscono effettivamente il rimedio nella prevenzione. Oggi – ha aggiunto Mottura – sta decollando il concetto di ‘rating reputazionale’, uno strumento posto in essere dall’Agenzia nazionale dei beni confiscati. Si tratta di una volontaria misurazione oggettiva della reputazione (il profilo penale, civile, fiscale di formazione) che vale sia per l’impresa che per la persona fisica. Uno strumento poco costoso, che potrà essere utilizzato da tutte le tipologie d’impresa”, ha concluso Mottura.
“Parte oggi un dialogo, destinato a durare nel tempo, che coinvolge gli imprenditori insieme con gli esperti di settore. L’obiettivo è quello di definire buone prassi di gestione dell’impresa che creino un ostacolo serio a qualunque tipo di infiltrazione criminale – ha sottolineato l’avvocato Marcello Consiglio –. E’ una impostazione nuova, molto propositiva che deve partire da una analisi della normativa delle misure di prevenzione indicando una precisa forma di autotutela dell’imprenditore rispetto all’intervento penale nella sua attività di impresa. E’ un messaggio di buona pratica che si collega alla crescita economica e che quindi diventa fondamentale per lo sviluppo d’impresa in Sicilia. Oggi – ha aggiunto Consiglio – si è delineato un modello di buone pratiche e crescita economica, in netta discontinuità con la retorica della ‘legalità e sviluppo’, dietro la quale si è dissimulata una concentrazione di potere deviato, che ha macchiato le battaglie di civiltà antimafia. Sì è inteso definire un modello di prevenzione rispetto alle infiltrazioni criminali, rivendicando il ruolo essenziale dell’impresa”, ha concluso l’avvocato Consiglio.
“Confcommercio sta investendo risorse e impegno finalizzato innanzitutto alla diffusione della cultura della legalità – ha detto Anna Lapini, componente di Giunta nazionale Confcommercio – Imprese per l’Italia – attraverso una serie di iniziative come il Premio Libero Grassi, il Premio Giorgio Ambrosoli, Trame, il Festival dei Libri sulle mafie di Lamezia Terme, dove abbiamo imparato che per diffondere la cultura della legalità serve fare informazione, che è la base per prendere decisioni, ma anche veicolare emozioni, per raggiungere e coinvolgere tutti coloro che non frequentano i convegni, o semplicemente non leggono un quotidiano. Il motivo per cui Confcommercio si occupa di legalità e sicurezza – ha aggiunto – è chiaro: perché la criminalità è un costo per le aziende sane. Dalle stime del nostro ufficio studi, presentate nell’ambito della giornata “Legalità mi piace”, la criminalità, nelle sue diverse forme – ha sottolineato Lapini – ha sottratto al commercio, agli alberghi e ai pubblici esercizi in termini di valore aggiunto, oltre 29 miliardi di euro, una cifra che è cresciuta del 2,7% rispetto al 2017. La criminalità può mettere a repentaglio la sicurezza fisica dei nostri imprenditori, i più esposti alle rapine, ma quel che è certo, pregiudica la sopravvivenza stessa delle imprese sane. Il compito di Confcommercio è anche quello di creare una rete di protezione che metta in sicurezza le imprese ed eviti loro di scivolare nel baratro di quella “zona grigia” inquinata da capitali illeciti”, ha concluso Lapini.